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Ivan Cappiello, la “paura”, l’intuizione

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Intervista esclusiva al co-regista del film d’animazione “Gatta Cenerentola”, capolavoro presentato al 74.mo Festival del cinema di Venezia, tra i 14 film italiani selezionati per la gara verso l’Oscar.
Cappiello è figlio della notissima scrittrice sannicolese Olimpia Casarino.

 

E’ in distribuzione da due settimane nei cinema italiani “Gatta Cenerentola”, il film d’animazione in chiave moderna ispirato alla novella seicentesca di Giambattista Basile, nel tempo confluente nel racconto dei fratelli Grimm e quindi nell’opera Disney degli anni Cinquanta.
Oggi è il momento di Napoli, con una pellicola già diventata orgoglio italiano.
Prodotta dalla Mad Entertainment, che stanzia 1.2 milioni di budget per un lavoro di inedita napoletanità, oltre i classici stereotipi.
Il merito va tutto ai quattro registi Ivan Cappiello, Alessandro Rak, Marino Guarnieri e Dario Sansone, una squadra ipercollaudata.
L’anteprima alla 74° Mostra internazionale del Cinema di Venezia (sezione Orizzonti) ha il successo meritato, standing ovation con la presenza del Sindaco Luigi de Magistris.
Agli Oscar è tra i quattordici film italiani che puntano a gareggiare come Migliore film Straniero.
A Caserta venerdì 15 settembre si apre il confronto col pubblico al Duel Village.
La storia racconta della gabbia sociale di Mia, tra matrigna e sorellastre, in una Napoli oscillante tra feste, faide, camorra e traffico di cocaina. Un “cartone per adulti”, come è stato definito da molti, con eccellenze nazionali a prestare le voci ai protagonisti.

Ivan Cappiello non è solo regista.
Soggettista, sceneggiatore, art director ed esperto di animazione digitale, egli è figlio d’arte.
Sua madre, Olimpia Casarino, cittadina di San Nicola la Strada da oltre 20 anni, è apprezzata scrittrice ed attivista di solidarietà, testimone nel tempo, nel bene e nel male, di fortune e sciagure della nostra terra, nota per aver ricoperto importanti ruoli in enti nazionali ed internazionali finalizzati alla solidarietà; collaboratrice, tra gli altri, di Medici senza frontiere ad Emergency.

Nell’intervista che ha voluto concederci, grazie anche alla disponibilità della segreteria di produzione nella persona della d.ssa Paola Tortora, Ivan si esplicita artisticamente cogli elementi di un cinema difficile e nuovo.

Paura – L’opera ha avuto equo successo. Durante la maturità dell’elaborazione quali erano i principali timori? Cosa preoccupava il corpo di regia e in particolare Lei?

«Il nostro timore principale è stato affrontato nella fase iniziale della scrittura. Riguardava il confronto con un personaggio così noto e con una storia così celebre già raccontata in animazione da un colosso come Disney e messa magistralmente in scena a teatro dal maestro De Simone. Fortunatamente, documentandoci di più sulle origini della favola, abbiamo riscoperto il racconto originale di Giambattista Basile a cui si deve la prima versione scritta (e pubblicata postuma nel 1634) di questa fiaba fino a quel momento tramandata oralmente. Scoprire che di questa storia esistono infinite versioni, ciascuna adattata ai tempi e ai luoghi in cui veniva raccontata, ci ha convinto che avremo potuto realizzare allo stesso modo la “nostra” gatta cenerentola. E per farlo abbiamo deciso di riportarla al suo luogo di origine, la stessa Napoli in cui la aveva ambientata Basile, riadattando gli archetipi del racconto originale ad un contesto contemporaneo e ambientando la storia in un tempo sospeso tra presente, passato e futuro. A livello personale la mia più grande preoccupazione derivava dall’idea di affrontare la complessità di quest’opera come unico autore. Con il precedente lungometraggio prodotto da MAD (l’arte della felicità – premiato agli EFA2014 come miglior film di animazione europeo) ho imparato l’importanza di fare parte di una squadra e ho avuto modo di apprezzare le qualità artistiche dei miei colleghi e il talento registico di Alessandro Rak. Per questo quando il film è stato finanziato non ho potuto fare a meno di fare un passo di lato e condividere la regia con gli altri tre autori ».

Cambiamento – Domanda maggiormente personale. La realizzazione del lavoro in che modo ha influito su Ivan Cappiello? Come lo ha trasformato? “Cosa e dove” era Cappiello prima e dopo l’opera in sé?

«Realizzare la regia di un lungometraggio di animazione con altri tre registi è stata un’esperienza complessa. Mi ha costretto a confrontare continuamente le mie opinioni con gli altri e a scegliere su quali battaglie investire le mie energie. Al contempo mi ha permesso in molte occasioni di poter guardare con più oggettività il lavoro realizzato. Ciò che comunque resta è un senso di condivisione, del battersi per un fine comune, in cui l’opera realizzata appartiene a tutti coloro che l’hanno resa possibile e allo stesso tempo a nessuno in modo specifico».

Futuro – La cultura partenopea si cromatizza in toni nobili e grossolani, originali e piatti. Spesso, purtroppo, al grande pubblico risalta la parte atrofizzata e inflazionata. L’idea che declina in “macchietta”, ancor più che in stereotipo. Cinematograficamente negli ultimi anni una nuova luce inizia a rigenerare una napoletanità forse stanca. La serie di Gomorra rilegge il dolore e la sopravvivenza dei miserabili e dei “caporali”. Ora compare Cenerentola. Tutti hanno scritto dell’innovazione. Vorrei sapere qualcosa in più, sul come ciò compartecipa al comune spirito partenopeo e come vi potrebbe influire in seguito.

«Napoli è una città dalle grandi contraddizioni. Le piazze assolate, dove la luce è accecante, coesistono con i vicoli cupi, dove le ombre sono più scure e non si vede l’uscita. Ma è anche un luogo dove ovunque si può trovare un’incredibile bellezza anche quando non la si stava cercando. È una citta nuda, che espone il suo corpo vivo a chiunque lo guardi; qui la cultura non è soltanto chiusa e preconfezionata nei musei, ma pulsa e risuona nelle tradizioni e nelle identità di chi la abita. Allo stesso modo mostra le sue cicatrici e le sue ferite ancora aperte e sanguinanti rispetto alle quali talvolta è più facile distogliere lo sguardo o coprirsi gli occhi piuttosto che avvicinarvisi per curarle. Abbiamo cercato di rappresentare questa Napoli senza veli e ipocrisie, così come la viviamo noi ogni giorno. Il nostro intento principale era realizzare un racconto sincero. Nel film vengono contrapposti due progetti, due “visioni” riguardanti il futuro della città: uno incentrato sulla ricaduta a lungo termine della cultura, l’altro sullo sfruttamento dell’indotto generato dal malaffare. Il destino della nostra protagonista, come quello della città, è affidato alle proprie scelte. Il nostro intento non è fornire risposte, bensì di sollevare delle domande negli spettatori. Se questo possa contribuire, e in che modo, allo sviluppo di uno spirito partenopeo, solo il tempo potrà dirlo».

Intuizioni – “Cenerentola e cocaina” genera (in parte) una distopia fiabesca, quindi più reale. Il quotidiano come caduta della morale ideale. Sicuramente ciò è un fatto programmato e coraggioso, perché intende infrangere qualcosa, spingersi oltre. L’intuizione primissima e originale a quale dei quattro registi si è affacciata, prima di estendersi a tutto il gruppo?

«Durante la prima stesura della sceneggiatura (molto diversa dalla storia poi realizzata) ero solito discutere con un mio caro amico, Paolo Terracciano, delle possibilità di stravolgere alcuni archetipi della favola. Avendo questa favola al centro dello snodo una preziosissima scarpa da donna, un po’ per gioco, un po’ per provocazione provammo a sfruttare lo stereotipo secondo cui molte donne provino per le scarpe una compulsione irrefrenabile, una specie di dipendenza. Avendo deciso di trasformare il Re della favola in un boss della camorra, pensai che la trama avrebbe funzionato perfettamente se le scarpe fossero state il vettore per lo spaccio di droga. Tempo dopo, durante l’ultima stesura fatta con Alessandro Rak, lessi un articolo che riferiva dell’arresto di un trafficante che aveva contrabbandato della cocaina creando una miscela con cui aveva plasmato delle imitazioni di scarpe da donna di un costosissimo brand. A quel punto abbiamo pensato che non potevamo fare a meno di questo elemento nella trama».

Antonio Dentice d’Accadia

-L’immagine di Ivan Cappiello è stata tratta dal video youtube “La Comix al Comicon 2017: due chiacchiere con… IVAN CAPPIELLO!” 

 

Le 
immagini inedite del film sono state concesse al Corriere di San Nicola dalla responsabile della segreteria di produzione D.ssa Paola Tortora.

Fonte: http://www.corrieredisannicola.it/arte-cultura-e-spettacoli/notizie/arte-cultura-e-spettacoli/ivan-cappiello-la-paura-l-intuizione


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